Aderire ad un’associazione, farne parte, condividerne i presupposti, le attività e le tensioni ideali, un’associazione come La Bottega dello Sguardo, voluta fortemente da Renata, ha per me un valore particolare.
È darsi la possibilità di assumere una responsabilità rispetto al proprio “fare” teatro ed essere partecipativo in un modo nuovo rispetto a una comunità teatrale che nell’accelerazione continua (a volte esasperata ed esasperante) della comunicazione e della produzione, sembra dimenticare uno degli scopi vitali: creare relazione e condivisone, “creare” comunità.
Un luogo dove potere riflettere praticamente sul concetto di cultura. (Anche se la parola spaventa, se non altro per il richiamo all’abuso che se ne è fatto e se ne fa).
Una “bottega” dunque che è biblioteca ma non solo, uno spazio conferenza e di “lettura” ad alta voce, ma non solo, un archivio reale e virtuale ma non solo, un laboratorio permanente, dunque dove ri allenare, per citare il parole di un uomo di teatro caro a Renata… e non solo… un altro sguardo.
(M.S.)