27 Feb Le Troiane di Thierry Salmon
Le Troiane di Thierry Salmon
raccontate da Maria Grazia Mandruzzato e Renata Molinari
27 febbraio 2017 ore 21.00
La Bottega dello Sguardo, via Farini 23, Bagnacavallo
Le Troiane di Euripide
Nella realizzazione di Thierry Salmon
Musiche e direzione del coro di Giovanna Marini
Orestiadi di Gibellina, 1988
“E’ uno degli spettacoli migliori degli ultimi anni, forse addirittura del decennio. Ma certo la compressione emotiva, il dolore tangibile, la pietà che avvolgono queste Troiane di Euripide, realizzate dal giovanissimo regista belga Thierry Salmon, sono un avvenimento unico che mette a nudo, spietatamente, le capacità di soffrire e di sentire dello spettatore.”
(Pier Vittorio Tondelli, Un weekend postmoderno)
Il Progetto delle Troiane di Thierry Salmon parte da Gibellina, in uno scenario dove le tracce ancora visibili del terremoto evocano immediatamente lo spopolamento di Troia e insieme l’indomita volontà di vita che guida i sopravissuti di ogni distruzione.
Da Gibellina il regista, preceduto e accompagnato da Giovanna Marini e dai suoi canti, ha incontrato a Napoli, Amburgo, Avignone, diversi gruppi di attrici/cantanti che hanno dato vita a tre episodi diversi, con la drammaturgia di Renata Molinari: La casa di Priamo, Lo scudo di Ettore, La tomba di Achille. Poi le 34 attrici si sono ritrovate, dopo otto mesi di lavoro, a Gibellina, per dare vita allo spettacolo finale, in greco antico, con le voci e le ritualità del mediterraneo e delle sue memorie.
“La versione finale de Le Troiane arriva dunque a Gibellina come la sintesi di un tracciato creativo che raddoppia il tema stesso della tragedia: quello di un’ unità ritrovata fra partenze, separazioni, incontri con gente lontana lungo la traiettoria di una dolorosa diaspora.” (N.G.)
Da Gibellina, lo spettacolo si è spostato a Bruxelles, a Barcellona – in spazi non teatrali – e a Milano nel Teatro dell’Arte, chiuso per ristrutturazione, e usato proprio nel suo stato di abbandono.
“Appena si entra nel teatro, ci si trova immersi nel dramma – scriverà Pier Vittorio Tondelli: figure di donne che attendono sulle gradinate, sparse a gruppi, riunite a coppie o isolate come Elena. Il silenzio è irreale.”
“Non ho mai visto una rappresentazione così bella e forte e virile della femminilità … la femminilità come il valore più alto dell’umano. Sono loro che danno la vita e che seppelliscono i morti.”
“…questo, al di là del piacere estetico, è stato il dono più bello e più concreto dello spettacolo: farci risentire, in modo epico, la nostra precarietà e la nostra inestinguibile capacità di amare.”