PERDITA DI MEMORIA un incontro con Federico Tiezzi

PERDITA DI MEMORIA un incontro con Federico Tiezzi

PERDITA DI MEMORIA un incontro con Federico Tiezzi

>Sabato 12 Marzo, ore 17,30, La Bottega dello Sguardo, Via Farini 23

Per chi vorrà saremo collegati anche su piattaforma Zoom, previa iscrizione entro venerdì 11 Marzo.

Per iscrizioni e informazioni: info@labottegadellosguardo.it

>Per tutti è richiesta la tessera associativa alla Bottega dello Sguardo. 

Vi ricordiamo che la partecipazione è subordinata al rispetto delle vigenti norme anti-Covid.

Continuiamo a Fare Memoria, riflettendo sulle trasformazioni del teatro Italiano, dalla fine del Novecento a oggi, assieme a uno dei protagonisti del Nuovo teatro Italiano, ma sarebbe meglio dire delle trasformazioni del teatro italiano a cavallo fra i due secoli: Federico Tiezzi.

Un incontro aperto col fondatore – performer, regista e autore – della storica compagnia del Carrozzone, e delle sue successive trasformazioni, fino all’attuale compagnia Lombardi-Tiezzi. Rifletteremo assieme sul significato di “Perdita di Memoria”, un progetto che ha segnato agli inizi degli anni Ottanta un punto di non ritorno, per il Nuovo Teatro Italiano.

“E’ destino della lingua teatrale di riproporsi a distanza di anni degli scumuli, degli azzeramenti, delle cancellazioni di quello che si è ammucchiato: il mucchio ha ricoperto il butto vitale che in attesa di ulteriore germinazione ora giace pronto a essere scoperto. O può anche darsi che quel getto sia secco o ramificato sotterraneamente (a rizoma); che abbia cercato fuori e lontano dal mucchio un terreno sgombro dove fiorire.”
Così scriveva Federico Tiezzi in quegli anni, con riferimento alle nuove proposte del teatro italiano.
E oggi, quanto dobbiamo scavare, a cosa rinunciare per favorire una nuova fioritura artistica?

A questo proposito, scriveva Oliviero Ponte di Pino, proprio sulla rivista dei Magazzini: “Molto del nuovo teatro degli anni Sessanta era attraversato da una lacerante tensione utopica: per un’intera generazione la politica è stata il terreno su cui far germogliare il desiderio, e l’utopia è stato il loro punto d’incontro: un punto di incontro, però, in cui bruciare, alla fine, anche se stessi. […]

“Molte performance degli anni Settanta partivano da un presupposto diverso, apparentemente opposto: la necessità di confrontarsi con una realtà troppo complessa e contraddittoria per lasciarsi ingabbiare da un’interpretazione direttamente ideologica. La rappresentazione diventa in questo caso l’unica possibilità di appropriarsi del contemporaneo in cui ci si trova immersi. A lungo termine, il rischio è l’appiattimento…”

Sono ancora possibili schieramenti generazionali, fra politica e pratica artistica?
“Perdita di Memoria” si pone nel punto zero fra classicità e presente, senza timore di affrontare il lato oscuro dell’esperienza artistica tra trasgressioni e miti del presente, verso una rifondazione della lingua teatrale.

Ph. Masiar Pasquali