09 Apr Ti racconto uno spettacolo: Tito Andronico di William Shakespeare
Ti racconto uno spettacolo: Tito Andronico di William Shakespeare
Renata Molinari racconta gli allestimenti del testo che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del Novecento., le riletture sulla fine dell’Impero e le barbarie del presente
9 aprile 2018 ore 21.00
La Bottega dello Sguardo, via Farini 23, Bagnacavallo
Ingresso gratuito con tessera associativa fino ad esaurimento posti
Il Tito Andronico – The most lamentable romain tragedie – è la prima tragedia di Shakespeare ad essere pubblicata, nel 1594. La prima e ancora oggi di controversa attribuzione. Grande archivio per tragedie a venire (Otello, Macbeth….) il Titus è difficile da raccontare e ancora più da rappresentare: “un carro sgangherato, carico di cadaveri sanguinanti provenienti da un patibolo elisabettiano e guidato da un boia pazzo col berretto a sonagli”. ( J.Dover Wilsono, 1948)
Forse anche per questo tenta i registi e invita alle riscritture, riscritture “di genere” e riscritture che declinano i temi “storici” della tragedia in accordo e sulla spinta di processi di trasformazione sociale e politica, quando sembra necessario ridefinire le mappe geografiche, politiche e umane del nostro vivere.
“Vieni, bambina mia, vieni con me. E vieni anche tu, ragazzo. Hai gli occhi nuovi: seguiterai tu la lettura quando i miei, vecchi, tenderanno ad annebbiarsi”.
Come è possibile raccontare e ascoltare l’orrore della storia che Tito ha vissuto e contribuito a compiere? Di quella storia restano le mutilazioni, fra scempio e scherzo… così tanto per trastullarsi…
“Come posso dar forza al mio discorso se mi manca la mano per sostenerlo col gesto?”
“….Vivremo in una pantomima sinistra fino alla fine dei nostri odiosi giorni? Che faremo? Che faremo? Ecco: noi che possediamo ancora l’uso della parola….”
“Il Tito Andronico [sarebbe una pièce sui rapporti} Nord-Sud. L’argomento affronta la collisionetra la politica europea e quella dei paesi meridionali, che è concreta nel senso più sanguinario del termine, e si iscrive nei corpi senza la mediazione delle istituzioni e degli apparati. […} Chi o cosa è più sanguinario: Idi Amin o Eichmann, il coltello o il missile, l’amputazione o il genocidio? Il Tito Andronico è un dramma sui lavoratori immigrati; io credo che attualmente, nella Repubblica federale, solo i lavoratori immigrati potrebbero scrivere drammi autentici; gli altri non fanno che rimasticare l’immaginario del pubblico, sono il pubblico. L’esperienza fondamentale di ogni dramma può essere vissuta e articolata solo dagli immigrati”. (Heiner Muller, 1983)